
Recensione: La bugia di mezzanotte di Marie Rutkoski
Titolo originale: The Midnight Lie
Pubblicazione: novembre 2021
Casa editrice: Mondadori
Genere: fantasy
Pagine: 576
Dove trovarlo: Amazon, Feltrinelli, Mondadori, Ibs, Il Libraccio
Marie Rutkoski è una scrittrice americana conosciuta anche per la saga di The Winner’s Curse.
La bugia di mezzanotte è il primo romanzo della saga chiamata Forgotten Gods, seguito da The Hollow Heart, ancora non tradotto in italiano.
Spero accada presto.
Trama
La vita di Nirrim è complicata e mesta; nel suo mondo ogni crimine è punito severamente, ma nel suo mondo ogni comportamento può essere visto come un crimine.
I piaceri non esistono, per lo meno non per i Mezza Stirpe, di cui Nirrim fa parte.
Solo gli Alta Stirpe possono permettersi il lusso, la spensieratezza e la libertà.
Ogni stirpe deve seguire delle regole, più rigide e deprivanti man mano che il rango si abbassa.
Nirrim, però, è fortunata, vive con Raven, una Mediocrite, stirpe che gode di molta più libertà e a cui è concesso di commerciare con gli Alta Stirpe.
Raven ha deciso di vivere nel Rione, il quartiere dei Mezza Stirpe, insieme alle figlie adottive.
Grazie al talento di Nirrim, crea passaporti falsi che permettono a molti di Mezza Stirpe di scappare nel quartiere dei Mediocriti e cambiare vita.
Nirrim ha imparato ad abbassare la testa, comportarsi secondo le regole e a non farsi mai domande perché “tutto è sempre stato così”, fino al giorno in cui incontra Sid, un viaggiatore, giunto da terre lontane che Nirrim non sapeva neanche che esistessero.
Sid non si veste secondo le regole, non viene trattato come lei e dice a Nirrim che c’è una magia nascosta nel quartiere Alto e loro devono scoprire come funzioni…
Commenti e critiche
Marie Rutkoski ha creato un mondo molto complesso, pieno di dettagli e, per questo motivo, con molte possibilità di cadere in fallo.
Secondo me, se ci si mette a riflettere bene, c’è qualcosa che non quadra.
Un paio di cosine le ho trovate anche io che lo stavo leggendo senza troppe pretese.
Tuttavia, ho deciso di non volermici soffermare perché la trama funziona, i personaggi sono intriganti, lo sviluppo è accattivante e ti lascia col fiato sospeso.
I primi capitoli del romanzo mi stavano facendo insorgere qualche dubbio: in alcuni punti l’autrice si è lasciata andare a qualche metafora troppo ardita che dava l’impressione di qualcuno che voglia sembrare colto a tutti i costi.
Per fortuna, questo eccesso l’ho riscontrato solo in pochi punti e nel complesso non risulta problematico.
La trama è narrata in prima persona da Nirrim e in alcune occasioni si rivolge al lettore; questo elemento non mi ha convinta più di tanto.
Ammetto che è anche un problema personale. Non apprezzo molto la narrazione in prima persona, soprattutto, quando ha frasi che vengono rivolte al pubblico.
La questione non è tanto la rottura della quarta parete, quanto il non farlo fin dall’inizio e limitarsi a qualche frasetta sparsa.
Non si capisce se è una scelta narrativa: quindi l’autrice ha deciso che la storia l’avrebbe raccontata Nirrim una volta conclusasi e la sta narrando al lettore consapevolmente.
Oppure se queste frasi sono “scappate” e quindi in realtà Nirrim sta vivendo la storia nel presente e il tempo verbale al passato è solo una scelta stilistica.
Si tratta di una decisione molto importante e, secondo me, il lettore lo dovrebbe capire, senza che rimanga il dubbio.
Punto forte del romanzo: le relazioni affettive dei personaggi.
Nirrim è un personaggio molto ingenuo, orfana fin dall’infanzia e che non ha mai avuto una vera e propria figura materna, si fida facilmente delle persone e in particolare di Raven che ha idealizzato e di cui non riesce a vedere nessun difetto.
Per il lettore diventa chiaro come questo rapporto penda dalla parte di Raven, ma senza che Nirrim, nonostante sia la voce narrante, si renda conto di come questo sia tossico nonostante glielo facciano notare tutti.
Inoltre si vede proprio come questo rapporto poi verrà traslato anche verso l’interesse amoroso di Nirrim e come questo scricchioli fin dalle prime interazioni.
In conclusione
Sicuramente non è un libro privo di difetti o pieno di profonde riflessioni.
La bugia di mezzanotte è una lettura molto leggera, scorrevole e che non richiede uno sforzo enorme per poterne godere, nonostante la complessità del mondo creato.
Tuttavia, non scade in scene ridicole o eccessivamente pompose, a parte un paio di metafore un po’ troppo ardite che si miscelavano male con il resto della narrazione.
Ultima nota di merito, all’edizione Mondadori che è troppo carina con la sua copertina di cartone… toccoso.
So che non è una parola “toccoso”, ma non saprei come altro definirla.
Tanto so che se avete i miei stessi problemi avete capito.
Purtroppo non si sa quando uscirà il secondo volume in italiano, spero davvero che avvenga e che avvenga presto.
Potete leggere anche:
–La metà scomparsa di Brit Bennett
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Alle.
