
Recensione: Il buio oltre la siepe di Harper Lee
Titolo originale: To kill a Mockingbird
Pubblicazione: 1960
Genere: romanzo di formazione, socio-politico
Pagine: 327 circa
Dove trovarlo: Amazon, Feltrinelli, Mondadori, Ibs, Il Libraccio
Il buio oltre la siepe vince il premio Pulitzer per la narrativa nel 1961.
La trama prende spunto da un avvenimento realmente avvenuto, il caso degli Scottsboro Boys, ovvero un gruppo di adolescenti afroamericani accusati ingiustamente di stupro, avvenuto nel 1931.
Va’, metti una sentinella è il seguito del Buio oltre la siepe e che vede Scout Finch adulta.
In realtà, questo secondo libro era stato scritto prima, ma l’editore le suggerì di rappresentare Scout come una bambina: così nacque Il buio oltre la siepe.
Dimenticato per anni, l’avvocata dell’autrice lo troverà in una cassetta di sicurezza e nel 2015, finalmente, Va’, metti una sentinella vede la luce della pubblicazione grazie alla Harper Collins.
Trama
Siamo in Alabama, negli anni ’30 del 1900.
A Maycomb Jean Louise “Scout” e Jeremy “Jem” Finch, orfani di madre, vivono soli col padre Atticus.
Atticus è un avvocato, ma nonostante il suo lavoro occupi la maggior parte del suo tempo, ha sempre cresciuto i suoi figli con affetto e sensibilità.
Anche grazie all’aiuto di Calpurnia, la cuoca afroamericana, che li ha cresciuti come veri e propri figli.
La famiglia Finch si troverà additata dall’intera comunità quando Atticus accetta di difendere un bracciante nero accusato, ingiustamente, di aver abusato di una donna bianca.
Scout e Jem dovranno affrontare i pettegolezzi e le offese verso il padre che viene definito “negrofilo”.
Più si avvicina il processo, più le occasioni di scherno aumentano.
Il processo deve ancora iniziare che tutta la cittadina sembra già aver deciso la conclusione, ma Atticus non ha intenzione di arrendersi senza lottare fino all’ultimo…
Commenti e critiche
Prima di dirvi la mia, ho due lamentele da fare.
Primo, non so per quale motivo, ma la quarta di copertina del Buio oltre la siepe ti dice già come andrà a finire il processo.
Io mi rendo conto che non è difficile indovinare la sentenza, che si basa su un caso accaduto realmente e che il punto non è il “colpo di scena”, ma il comportamento di Atticus, dei suoi figli e della società…
Ma almeno non me lo spiattellare così, lasciami una briciola di speranza.
Mi rendo conto che commentando questo libro capirete sicuramente la sentenza, quindi sto facendo la stessa cosa… ma vabbé
Seconda cosa: come ha fatto To kill a Mockingbird a diventare Il buio oltre la siepe?
C’è un punto del libro in cui a Scout e Jem vengono regalate delle carabine e il padre si raccomanda di non sparare ai tordi (mockingbirds, appunto) perché è peccato visto che sono innocui e non fanno niente di male.
Che è una metafora sul trattare i neri come capri espiatori quando, nella maggior parte dei casi, non hanno fatto niente di male.
Anzi, si trovano in una condizione di sfavore per cui non possono neanche difendersi, proprio per colpa dei bainchi.
Posso immaginare che Il buio oltre la siepe si riferisca all’ignoto che si nasconde dietro qualcosa e si riferisca sia al vicino di casa misterioso dei due ragazzi.
Allo stesso tempo si può collegare alla faccenda del razzismo, perché siamo portati a usare stereotipi quando non conosciamo qualcosa e a riempire gli spazi vuoti con immagini peggiori della realtà.
Tutta la vicenda del vicino, Boo Radley, è collegata al processo in questo modo.
Ha un senso lo stesso, però perché cambiare concentrandosi su una questione più marginale della trama, quando il titolo originale, tradotto letteralmente andava bene lo stesso?
Fine delle lamentele, andiamo a vedere cosa ne penso!
Non so dove partire, mi sono piaciute talmente tante cose che faccio fatica.
Ho trovato geniale affidare questo racconto a una bambina.
Scout, ma anche Jem, sono piccoli e non sono ancora stati “traviati” dal pensiero della società.
Oltre a questo fattore, però, ciò che distingue davvero Scout e Jem dai loro coetanei è il modo in cui sono stati cresciuti.
Atticus ha sempre spiegato tutto ai propri figli, dando profonda importanza alla verità e alla giustizia, nonostante le conseguenze che portano.
È un padre estremamente moderno e rimane tale anche oggi.
Non solo perché è molto presente, ma anche perché concede ai suoi figli di essere loro stessi.
In particolare Scout, inquadrata come un “maschiaccio” non sarà mai redarguita dal padre per questo.
Ho trovato il personaggio di Atticus incredibile, un esempio stupendo sia di persona che di genitore.
Harper Lee è riuscita a rappresentare in modo perfetto i controsensi sia della società, ma anche del razzismo stesso e del sistema giuridico.
Vediamo buona parte del processo e ci convinciamo, man mano che i testimoni rispondono alle domande, della verità processuale, quasi come se anche noi facessimo parte della giuria.
Ci facciamo un’idea e capiamo quale dovrebbe essere il verdetto giusto.
Chiedendoci poi come sia possibile che la giuria popolare non abbia emesso la nostra stessa sentenza.
C’è un pezzo molto bello in cui una maestra di Scout sta parlando della dittatura che sta nascendo in Germania e di come ciò che sta facendo Hitler con gli ebrei sia sbagliato.
Abbiamo visto proprio la stessa persona pagine prima dire, parafrasando, che i neri stavano alzando troppo la testa e che Tom doveva essere usato come esempio per rimetterli al loro posto.
Si pone molto l’accento su tutte queste problematiche e rimane molto attuale, visto l’andamento odierno della società, in particolare quella Americana, ma anche nostra, visto che il razzismo non è un problema solo dei neri, ma di tutte le minoranze.
Leggere questo libro ambientato a molti anni di distanza e che inquadra il razzismo in questo modo fermo e chiaro, può essere utile per traslarlo ad altri tipi di situazioni che magari oggi non vogliamo vedere perché ne siamo i protagonisti.
In conclusione
Il romanzo è molto didascalico, questi controsensi, grazie a Scout che chiede spiegazioni o rimugina, ci vengono detti senza mezze misure.
Il buio oltre la siepe vuole denunciare apertamente questi comportamenti e questi pensieri, non ha lo scopo di lasciare il lettore a trovare le risposte.
Tuttavia, non risulta falso o troppo diretto, proprio per il punto di vista che Harper Lee ha scelto per raccontarci la vicenda.
L’ho tenuto nella libreria per anni, rimandando la lettura per tanto tempo, ma sono molto contenta di averlo recuperato e di poterne parlare con voi.
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Alle.
