Il danno di Josephine Hart

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Parliamone: Il danno di Josephine Hart

Titolo originale: Damage
Pubblicazione: 
1991
Genere: fiction
Pagine: 
167 circa
Dove trovarlo:
 Amazon, Feltrinelli, Mondadori, Ibs, Il Libraccio

Josephine Hart è stata una scrittrice, produttrice teatrale e personaggio televisivo irlandese.

Il danno è la sua opera più conosciuta che ha anche ispirato l’omonimo film uscito nel 1992.

Tra i suoi romanzi, troviamo in italiano anche Il peccato, pubblicato nel 1993, e L’oblio, del 1995.

Trama

Non sono morto nel mio cinquantesimo anno. E ora poche persone, tra quelle che mi conoscono, ritengono che questa non sia stata una tragedia.

Il danno viene narrato in prima persona dal protagonista, Stephen: un padre di famiglia, medico e brillante politico.

Ha sposato una donna intelligente e tranquilla e il loro matrimonio è proseguito placidamente e senza sorprese.

Per tutta la sua vita, però, non ha mai fatto niente seguendo le proprie passioni, ma ha sempre cercato di adeguarsi a ciò che gli altri si aspettavano da lui, costruendosi pian piano una gabbia con le sue stesse mani.

La sua vita cambia in un attimo, quando i suoi occhi si posano sulla nuova ragazza di suo figlio, una donna strana e misteriosa, diversa da tutto ciò a cui è abituato…

Parliamone

Solita premessa: questa non è una recensione vera e propria.

Ovviamente vi dirò la mia opinione, ma il punto centrale dell’articolo sono alcune mie riflessioni che mi sono venute in mente leggendo il romanzo.

Ho letto Il danno a fine dicembre.

L’ho lasciato a macinare un po’ prima di parlarne (o meglio, ne ho già parlato brevemente su Youtube).

In questo tempo la mia opinione si è ammorbidita un po’.

Questo libro in realtà non mi è piaciuto per il senso che ho letto nella trama.

La scrittura di Josephine Hart, invece, l’ho trovata impeccabile, in particolar modo per quanto riguarda le metafore usate e, allo stesso tempo, la semplicità e l’immediatezza con cui vengono esposti i fatti.

Sono libretti di un paio di centinaia di pagine che scorrono molto velocemente e sono molto curiosa di leggere gli altri proprio per il modo in cui sono scritti.


Veniamo alla parte che mi ha fatto storcere il naso: la trama.

Nello specifico, il messaggio che a me è arrivato dalla trama… che potrebbe anche essere dovuto al mio background, quindi se avete altre interpretazioni, scrivetemi qui sotto o su Instagram!

Già dalla quarta di copertina capiamo di avere a che fare con un personaggio particolare: non è un “cattivo”, ma allo stesso tempo non è neanche un buon modello da seguire.

Si tratta di un uomo piegato alla società, che ha perso di vista, prima ancora di avvistarla, la propria felicità.

Come accennavo prima, i suoi più grandi traguardi nella vita non sono il conseguimento delle proprie passioni, ma obiettivi imposti da altre persone. O meglio, ciò che lui pensa che le altre persone vogliano per lui.

Studia medicina perché lo ha voluto il padre, inizia una carriera politica quando il suocero gli suggerisce che sarebbe portato, si sposa con una donna brillante e bella perché è quello che un uomo fa, così come mettere al mondo due figli.

Fin dalle prime righe ci rendiamo conto che l’uomo non prova soddisfazione per nessun campo della propria vita, in particolare non prova vero affetto verso i propri figli, tanto meno la moglie.

Nei loro confronti resta freddo e distaccato, in particolar modo i sentimenti nei confronti del figlio maschio sono negativi.

Tutto questo, però, è solo nella sua testa. Visto da fuori, anche dai familiari, sembra un uomo di successo e soddisfatto, amorevole, anche se molto impegnato col lavoro.

Da adesso in poi farò qualche piccolo spoiler.

La storia inizia quando il protagonista e la nuova compagna del figlio, Elizabeth, si incontrano e inizia la loro relazione.

Lei viene descritta come una ragazza particolare, misteriosa e strana. Viene inquadrata subito dalla madre come una poco di buono, una ragazza che nasconde qualcosa.

E in effetti Elizabeth nasconde parecchi segreti.

In particolare il suo bisogno di non avere una relazione monogama, ma poter fare quello che vuole.

Nessuno di questi punti è negativo a priori o preclude lo sviluppo di una bella trama, anzi l’approfondimento di personaggi negativi mi affascina molto e lo trovo molto interessante.

Il romanzo in molti punti è cattura e allo stesso tempo fa arrabbiare, proprio perché il Stephen si sta comportando in maniera riprovevole e tu, lettore, sei costretto a seguirlo passivamente, anche se gli auguri ogni male possibile.

Quello che veramente non mi è andato giù è come ha trattato il personaggio di Elizabeth.

Infatti, la narrazione continua a dipingere lei come il cattivo della situazione: la ragazza rotta, la depravata che ha bisogno di molti uomini, invece che adattarsi a una relazione “normale”.

Il fatto che non si pieghi alle prescrizioni sociali è vista solo come una conseguenza di qualcosa che è andato storto nella sua crescita, piuttosto che come una peculiarità personale.

Ma, soprattutto, viene inquadrata come la sfasciafamiglie, quella che ha adescato non solo un uomo già impegnato, bensì il padre del suo compagno.

Facendo passare lui quasi per la vittima, intrappolato in una vita grigia e che si è innamorato per la prima volta in cinquant’anni e che si ritrova con il cuore spezzato a causa di questa femme fatale.

Vorrei che questa visione si avesse solo perché noi seguiamo il punto di vista di lui, ma non mi sembra che sia così.

C’è un problema, però, con questa visione negativa che ci viene propinata: Elizabeth non ha fatto niente di male, è sempre stata onesta con il suo fidanzato.

Sebbene non siano mai scesi nei dettagli, Elizabeth e il figlio di Stephen erano d’accordo sul tipo di relazione instaurata.

Nonostante questo, però, tra Stephen e Elizabeth, quella che ne esce peggio sembra essere lei.

Personalmente odio le scuse inventate, più con sé stessi che con gli altri, per legittimare un tradimento. In particolare, Stephen non tradisce solo sua moglie, ma tutta la sua famiglia, la distrugge e la calpesta, senza avere neanche un briciolo di rimorso.

Neanche quando le sue azioni portano a una conseguenza tremenda.

Passando poi, nel finale, come la vittima, la persona che ha perso di più e che è stato completamente annichilito da questa donna impossibile.

La cosa mi fa innervosire più di quanto dovrebbe essere.

In conclusione

Si tratta di un uomo che per tutta la vita ha preso in giro sé stesso, sua moglie, ma, ancora più grave, i suoi figli per cui non ha provato amore perché li ha fatti per dovere e per tutto il libro, anche quando commette le atrocità peggiori, non si interrogherà mai su perché sia arrivato lì.

È un personaggio che non cresce, non impara niente e che distrugge tutto quello che ha intorno, ma il romanzo vuole affibbiare questo ruolo esclusivamente a Elizabeth.

Parte come un’ameba che si piega alle volontà altrui e finisce come un guscio vuoto che si è fatto svuotare da una donna che praticamente neanche conosceva e che non gli ha mai promesso niente.

Per quale ragione dovrei vedere lui come la vittima della situazione?

Non credo di aver mai odiato così tanto un personaggio, neanche Voldemort.

Mi rendo conto che è un libro molto vecchio e che quindi il messaggio che ne traspare è figlio del suo tempo, ma mi fa arrabbiare lo stesso.

Povera Elizabeth.

Detto questo, io concludo e vi ricordo di condividere l’articolo se vi è piaciuto.

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Alle.


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Informazioni su Alle

Ciao, mi chiamo Allegra. Leggo da quando ho memoria, anche se, devo ammettere che inizialmente guardavo solo le figure. Alcuni anni fa ho creato Libri, Sogni e Realtà, un blog in cui parlare di libri, film e serie tv, principalmente che non mi sono piaciuti e in cui mostro le differenze di molte trasposizioni cinematografiche. Da pochi mesi ho aperto anche un canale Youtube in cui affronto argomenti simili.
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