Recensione: Per tutto il resto dei miei sbagli
di Camilla Boniardi
Casa Editrice: Mondadori
Pubblicazione: 2021
Genere: narrativa
Pagine: 296
Dove trovarlo: Amazon, Feltrinelli, Mondadori, Ibs, Il Libraccio, Kobo
Per tutto il resto dei miei sbagli è il primo libro di Camilla Boniardi che probabilmente conoscerete come Camihawke.
Ovvero una youtuber e influencer italiana che ha esordito in Rai con un programma culinario al fianco di Carlo Cracco.
Ma ora parliamo del libro.
Trama
Marta vive ogni giorno in preda a uno strano e costante senso di inafferrabilità: anche le scelte più semplici, le decisioni più ovvie sembrano sempre un passo più in là di ogni suo sforzo.
Non sfugge a questa sua irrequieta condizione nemmeno l’amore, che sembra volersi arrendere allo stesso senso di inadeguatezza: mai abbastanza affascinante, mai sufficientemente intelligente, mai all’altezza o idonea a soddisfare le aspettative dei partner.
Trovare il modo per ovviare a quelle che ormai ritiene siano delle sue mancanze, diventa per Marta quasi un’ossessione. La sua vita si trasforma in uno slancio sofferto, a tratti agonistico, verso la perfezione, una ricerca continua e a volte dolorosa di quell’immagine che gli altri hanno costruito su di lei, fatta di empatia, ironia, leggerezza e seduzione.
Nel suo percorso verso una nuova consapevolezza, Marta scoprirà quanto sia sottile e tagliente la lama che la separa dall’etica dell’imperfezione.
In questo difficile cammino il tempo sarà suo alleato.
La vita, come questa storia, non è altro che una lunga battaglia contro la sindrome dell’impostore.
Commenti e critiche
Togliamoci il sassolino dalla scarpa subito: questo libro non mi è piaciuto per niente.
Tralasciamo il fatto che la storia rappresenta la classica situazione dove la principessa deve essere salvata da sé stessa da un principe sbucato dal nulla (Bella Swan era più determinata di Marta), perché ogni autore è libero di raccontare quello che vuole e se piace o no è solo questione di gusti.
Questo libro ha vari problemi.
La storia, sebbene sia evidentemente presa dal suo vissuto personale, sembra irrealistica.
Avendo a che fare con alcuni casi clinici nel corso della mia vita ho scoperto una cosa: la realtà non è realistica.
Le storie reali spesso e volentieri sono più incredibili di quelle create ad arte per un romanzo, quindi quando vuoi raccontare qualcosa devi saperlo fare e giustificare gli elementi che sembrano impossibili.
Anche se sono successi davvero.
Alcuni elementi di Per tutto il resto dei miei sbagli, sembrano impensabili anche per il modo in cui ci sono stati raccontati, appunto senza che vengano giustificati.
Vi racconto l’elemento che mi ha lasciato più perplessa: Marta e Olivia (la sua migliore amica) vanno al concerto del gruppo preferito di Marta e lei per la prima volta vede il cantante in faccia.
Ora, non escludo che nella realtà sia davvero accaduto, però io trovo incredibile che al giorno d’oggi con Yutube, Instagram e tutto il mondo dell’internet tu non incappi neanche per sbaglio nella faccia del cantante della band che ascolti sempre.
Ma senza scomodare l’era digitale, mai apparso sulla copertina di un album?
Mai comprato un giornale con una loro intervista?
Niente?
Ripeto, può essere capitato davvero, però usa questa mancanza per caratterizzare ancora di più la protagonista.
Dimmi che era talmente immersa nel Codice Civile da non rendersi conto di nulla; oppure che non era mai andata a cercare un loro video musicale, ma li aveva solo ascoltati su Spotify e le copertine dei loro album sono illustrazioni… qualcosa!
Il libro è stato scritto come se Marta raccontasse la storia a posteriori a noi lettori.
Anche con questo espediente narrativo è possibile creare suspense e lasciare il lettore nel dubbio fino alla fine, ma questa volta non ne è stata capace.
Il testo, infatti, è infarcito di frasi del tipo: “mi raccontò in seguito“; “in futuro scoprii che…”; “col tempo imparai che…”.
Insomma, tutte frasi che ci fanno capire chiaramente che questa storia d’amore un futuro ce l’ha, anche se magari siamo nella parte di racconto in cui sembra tutto andare a rotoli.
Per rendere il tutto ancora più pasticciato, la storia va avanti e indietro tramite ricordi di Marta, avvenimenti del passato riportati in mente dal presente, il problema è che in alcuni punti si inizia a far confusione con la storia principale che sta raccontando in quel momento e l’avvenimento che si sta ricordando, mentre parla della storia principale.
Io non ho apprezzato, soprattutto perché sono incisi che durano pagine e pagine e servono quasi solo ad allungare il brodo.
Ad accompagnare tutti questi racconti che risalgono alla sua infanzia, c’è l’assenza di descrizioni.
I vestiti, alcuni ambienti, i mezzi sono descritti, ma manca tutta la gestualità, il modo in cui i personaggi si interfacciano l’un l’altro. Alcune parti sembrano tagliate come se si volesse arrivare velocemente da qualche altra parte, ma non potendo evitare quel passaggio.
In un punto del libro sta parlando del fatto che il suo fidanzato stia cercando di farsi perdonare: ci mette due pagine per descrivere un’agenda per le firme di un albergo in cui era andata da piccola, mentre usa una riga per dirci che il suo ragazzo aveva cercato di aggiustare le cose, senza esplicitare neanche un’azione che lui aveva fatto.
Leggendo il romanzo di Camilla mi è subito stato chiaro che dovesse aver studiato latino.
Quando andavo al liceo, la mia prof di Lettere ci ha fatto notare che dopo un anno e mezzo di versioni, la nostra scrittura in italiano era diventata prolissa: le frasi lunghe, piene di incisi, subordinate collegate ad altre subordinare…
Insomma, un casino.
Ecco, Camilla Boniardi ha esattamente questo problema.
Ci sono periodi lunghissimi, inutilmente complessi e arzigogolati e che non hanno niente a che fare con un suo stile particolare.
Ho avuto la sensazione che fosse quasi un modo di atteggiarsi a scrittore, come quando devi mandare una mail a un professore per fargli una semplicissima domanda e inizi a riempire il testo di paroloni cercati sul dizionario.
Vi lascio al video:
In conclusione
Non mi esprimo sulla storia in sé: qualsiasi trama può essere interessante se raccontata nella maniera giusta.
Tuttavia questo libro secondo me è acerbo, avrebbe avuto bisogno di una grossa parte di editing, di scrematura. Ci sarebbe stato bisogno che alcuni punti fossero approfonditi e altri tagliati.
Inoltre, manca di uno stile definito e, secondo me, anche di un pubblico.
La protagonista sembra sempre in balia degli altri, all’inizio del libro, così come alla fine. Non c’è una vera e propria crescita e una presa di coscienza. Non fa niente per lottare per quello che vuole perché non lo sa mai che cosa vuole.
La sua vita cambia rispetto alla fine, non per mano sua, però, ma solo per situazioni che le capitano.
Boccio assolutamente Per tutto il resto dei miei sbagli, non riesco a trovare neanche un elemento che mi convinca a dire che si potrebbe leggere, a differenza di quanto avevo fatto con I nostri giorni alla casa delle farfalle di Shanti Winiger.
Per questa recensione è tutto, se avete letto il libro scrivete qui sotto che cosa ne pensate. Ditemi cosa ne pensate qui sotto, oppure nella mia pagina Facebook o su Instagram.
Se ancora non mi seguite, andate subito a iscrivervi al canale Youtube!
Potete leggere anche:
–Queenie – Candice Carty-Williams
–Una vita da libraio – Shaun Bythell
–La regina degli scacchi – Walter Tevis
Vi lascio anche la mia pagina Ko-fi e qui sotto, se siete masochisti, trovate anche i miei link di affiliazione, se volete aiutarmi a sostenere questo progetto.
Alle.

Per tutto il resto dei miei sbagli – Amazon, Feltrinelli, Mondadori, Ibs, Il Libraccio, Kobo