Parliamone: Sapiens. Da animali a dèi di Yaval Noah Harari
Titolo originale: From Animals into Gods: A Brief History of Humankind
Pubblicazione: 2014
Pagine: 540
Casa Editrice: Bompiani
Dove trovarlo: Amazon, Feltrinelli, Mondadori, Ibs, Il Libraccio, Kobo
Yuhal Noah Harari è uno storico, saggista e professore universitario israeliano.
Sapiens. Da animali a dei è il secondo libro tradotto in Italia, già preceduto da Homo Deus. Breve storia del futuro e 21 lezioni per il XXI secolo.
Trama
Centomila anni fa almeno sei specie di umani abitavano la Terra.
Erano animali insignificanti, il cui impatto sul pianeta non era superiore a quello di gorilla, lucciole o meduse.
Oggi sulla terra c’è una sola specie di umani.
Noi: Homo sapiens. E siamo i signori del pianeta.
Il segreto del nostro successo è l’immaginazione. Siamo gli unici animali capaci di parlare di cose che esistono solo nelle nostre fantasie: come le divinità, le nazioni, le leggi e i soldi.
Parliamone
Questo articolo, come tutti i Parliamone non è propriamente una recensione, ma un luogo che mi sono creata da sola per blaterare di un’opera seguendo il filo logico, che esiste solo nella mia testa.
Ho fatto un sacco di fatica a cominciare questo libro: mi spaventavano le cinquecento pagine sulla storia, lo sviluppo della società, dell’economia e dell’industria.
Di solito sono più portata verso materie quali biologia, zoologia e psicologia.
Quindi ero molto curiosa verso questo libro, ma avevo paura di annoiarmi in fretta.
Devo ammettere che mi sbagliavo di grosso.
Lo stile di Harari è molto sagace e sarcastico, la prosa è infarcita di numerosi esempi e descrizioni, in modo da spezzare le spiegazioni e dare un po’ di respiro al testo.
I concetti, però, vengono ripetuti più e più volte finché non vengono approfonditi nel capitolo dedicato.
Questo modus operandi ha sia un risvolto positivo, ti permette di capire bene e ricordarti sia i concetti, sia il pensiero dell’autore; d’altro canto, però, risulta un po’ noioso, soprattutto quando si supera la metà del romanzo.
Harari fa una critica alla società com’é adesso e cerca di delineare il percorso che ci ha portati fin qui.
Fornisce molti spunti di riflessione, sottolinea molte problematiche, come per esempio l’enorme consumo di carne e lo sfruttamento degli animali che vengono trattati come oggetti.
Harari ha una visione molto negativa della storia dell’umanità e le previsioni del futuro sono ancora peggiori; tuttavia non fornisce veramente delle soluzioni o delle riflessioni costruttive.
Tanto meno arriva a delle conclusioni che possano mostrarsi utili per evitare il peggio.
Il libro mi è piaciuto molto, ma lo trovo troppo catastrofista, soprattutto nell’ultimo capitolo.
Inoltre, si sofferma molto sui risvolti negativi che lo sviluppo ha portato, passando su quelli positivi soltanto poche righe per capitolo.
Ti descrive la società di cacciatori-raccoglitori, prima della rivoluzione agricola, come la miglior società che potesse esistere: gli esseri umani vivevano in piccoli gruppi, si spostavano spesso e passavano qualche ora al giorno e un paio di giorni alla settimana a raccogliere e a cacciare, il resto del tempo potevano socializzare tra di loro.
Tra gli altri fattori positivi, c’era il fatto che la vita in piccoli gruppi, in movimento e lontani dagli altri animali rendesse meno probabili le epidemie e i conflitti più feroci. Non c’era mai penuria di cibo e l’alimentazione era varia e ricca.
Con l’arrivo dell’agricoltura, però, la proprietà privata diventava importante, le ore di lavoro aumentavano mentre il cibo diminuiva. Il maltempo poteva portarti via l’intero raccolto, gli animali si potevano ammalare…
Insomma, una fregatura.
Questi concetti sono spalmati per un centinaio di pagine all’inizio e poi ripetuti nei capitoli successivi.
Ma in questo cambiamento di vita ci sono stati anche dei fattori positivi, anche se vengono sintetizzati in pochissimo spazio.
Lo stesso ragionamento si può fare quando parla del sistema capitalistico e del suo funzionamento.
In conclusione
Mi è piaciuta molto la scrittura di Harari e mi sono trovata d’accordo con molti dei suoi ragionamenti.
Penso, però, che la sua visione sia un po’ troppo spostata verso il pessimismo e non dia il giusto spazio a tutti i risvolti positivi che ci sono stati.
Dalle pagine di Sapiens traspare un senso di arrendevolezza: ci siamo rovinati con le nostre mani e non è possibile ripercorrere la strada al contrario.
Un po’ come quando da adulto rimpiangi gli anni della scuola, ignorando completamente il fatto che neanche all’epoca andasse tutto bene.
Sapiens è estremamente nostalgico e vede il futuro quasi con terrore.
Personalmente capisco perfettamente questo modo di pensare che è anche il motivo per cui ho apprezzato il saggio, ma ti lascia un senso di impotenza e di azione sul mondo che ci circonda.
Avete letto altri libri di questo scrittore? Avete pensato le stesse cose che sono venute in mente a me?
Potete leggere anche:
–Un antropologo su Marte di Oliver Sacks
–Parliamone: Come acchiappare un asteroide di Adrian Fartade
–Tre Donne di Lisa Taddei
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Alle.

Sapiens – Amazon, Feltrinelli, Mondadori, Ibs, Il Libraccio, Kobo