Recensione: La regina degli scacchi di Walter Tevis
Titolo originale: The Queen’s Gambit
Casa Editrice: Mondadori
Pubblicazione: 1983
Genere: narrativa, romanzo di formazione
Pagine: 324
Dove trovarlo: Amazon, Feltrinelli, Mondadori, Ibs, Il Libraccio, Kobo
La regina degli scacchi sta facendo parlare molto di sé dopo che Netflix ha realizzato l‘omonima serie tv che vede come protagonista Anya Taylor-Joy.
In Italia, il romanzo è stato tradotto per la prima volta nel 2007, mentre nel 2021 è arrivata l’edizione Oscar Absolute con la copertina che riprende l’immagine della serie tv.
Il titolo originale, The Queen’s Gambit fa riferimento a una delle mosse più famose degli scacchi, nonché la preferita di Beth Armon, la protagonista.
Trama
Beth Harmon, orfana dall’età di sei anni, viene a conoscenza del gioco degli scacchi in maniera del tutto casuale: un giorno vede il custode dell’orfanotrofio chino sulla scacchiera durante una pausa.
L’uomo, il signor Shaibel, le insegna le mosse e in poco tempo Beth diventa più brava del suo stesso maestro, la ragazzina, infatti gioca e rigioca le loro partite nella mente, studiando ogni possibile mossa ed errore commesso.
All’orfanotrofio, Beth aveva sempre fatto fatica a addormentarsi e aveva trovato un momento di conforto grazie alle pillole tranquillanti che le venivano fornite ogni mattina. Si era abituata a far finta di prenderle, per conservarle e prenderle di sera quando voleva addormentarsi.
Una legge, però, vieta di somministrarle e Beth, ritrovandosi in astinenza, cerca di impadronirsene di nascosto. La direttrice per punirla le vieta di giocare a scacchi.
La situazione cambia quando, all’età di tredici anni, Beth viene finalmente adottata dai signori Wheatley. Grazie alle nuove libertà, Beth riesce a iscriversi al suo primo torneo, dove inizia la sua ascesa come scacchista…
Commenti e critiche
Ho conosciuto questo romanzo proprio grazie alla serie tv, quindi non posso che giudicarli l’uno in confronto all’altro.
Inoltre, sono piuttosto convinta che senza l’interpretazione di Anya Taylor-Joy (che avevo già amato in Split) non avrei apprezzato allo stesso modo questa storia.
Prossimamente vedremo le differenze, ma adesso concentriamoci sul libro.
Sono presenti molti pezzi in cui, per ovvi motivi, vengono descritte partite di scacchi mossa per mossa.
A differenza di altri sport, nel gioco degli scacchi non puoi metterti a descrivere chissà cosa: sei vincolato alle mosse dei pezzi e alle sensazioni dei protagonisti.
Nel romanzo sono presenti dunque numerosi tornei e allenamenti: l’ossessione di Beth è il motore principale dell’azione, quindi la narrazione diventa ripetitiva, tuttavia l’autore riesce a trasmettere la tensione di ogni partita, di ogni mossa e di ogni ragionamento della protagonista.
Bisogna ammettere che in alcuni punti, soprattutto se non si ha una scacchiera a portata di mano, la narrazione può risultare noiosa.
Il modo pedissequo e ripetitivo in cui Tevis ha deciso di raccontare questa storia, però, riflette perfettamente la modalità di pensiero di Beth Harmon che la porta anche a sviluppare varie dipendenze.
Beth, infatti, sviluppa una dipendenza per i tranquillanti che si porterà dietro tutta la vita. Successivamente entrerà in contatto con l’alcool e anche con questa sostanza instaurerà un rapporto di abuso.
Il gioco degli scacchi non fa eccezione: la protagonista non può farne a meno.
È ossessionata, non ha altre passioni, altri modi per passare il tempo, altre attività che la fanno stare bene.
Tutta la sua vita gira attorno alla prossima partita, nonostante a un certo punto arrivi ad annoiarsi e a non avere voglia di allenarsi o giocare.
Nel corso del romanzo instaura delle relazioni sociali, ma anche queste girano attorno al mondo dei tornei e le sono funzionali per diventare ancora più brava.
Beth ha imparato, nel corso della sua vita, un unico modo per relazionarsi a qualsiasi cosa: immergersi completamente fino a raggiungere il limite di sopportazione.
Ed è esattamente il modo in cui va affrontato questo romanzo per capire al meglio la protagonista.
L’unica differenza tra le pillole, l’alcool e gli scacchi è che questi ultimi portano a dei risultati anche positivi e le permettono di realizzarsi, ma solo quando Beth trova un equilibrio tra essi e il resto della sua vita.
In conclusione
Non penso che possa essere un romanzo per tutti.
Ha alcune parti molto lente, la maggior parte della narrazione prosegue all’interno della testa di Beth e tra una mossa di scacchi e l’altra.
Le vicende si susseguono in maniera piuttosto piatta e i momenti di tensione si ritrovano durante le partite che, appunto, essendo partite di scacchi possono anche sembrare monotone.
Personalmente, a me il romanzo, così come la serie tv, è piaciuto molto, proprio per queste sue caratteristiche e per la pesantezza che pervade tutta la storia.
Ma a me piacciono le cose noiose.
Potete leggere anche:
–Il museo delle promesse infrante – Elisabeth Buchan
–Piranesi – Susanna Clarke
–La felicità del cactus – Sarah Haywood
Se l’articolo vi è piaciuto fatemelo sapere con un commento, condividete l’articolo e per non perdervi altri contenuti seguitemi su Facebook, Instagram o sugli altri social che trovate sulla destra o in alto.
Se ancora non mi seguite, andate subito a iscrivervi al canale Youtube!
Vi lascio anche la mia pagina Ko-fi e qui sotto trovate anche i miei link di affiliazione, se volete aiutarmi a sostenere questo progetto.
Alle.

La Regina degli Scacchi – Amazon, Feltrinelli, Mondadori, Ibs, Il Libraccio, Kobo