Recensione: Una stanza piena di gente di Daniel Keyes
Titolo originale: The Minds of Billy Milligan
Pubblicazione: ottobre 1981
Casa Editrice: Nord
Genere: Biografia
Pagine: 541
Dove trovarlo: Amazon, Feltrinelli, Mondadori, Ibs, Il Libraccio, Kobo
Una stanza piena di gente, libro del 1981, dello scrittore Daniel Keyes, autore anche di Fiori per Algernon.
Daniel Keyes ha raccontato la storia di William Stanley Milligan, l’uomo dalle ventiquattro personalità e che ha ispirato il film Split.
Trama
Nell’ottobre del 1977 la polizia di Columbus, nello stato dell’Ohio, arresta Billy Milligan per aver rapito, violentato e rapinato tre studentesse universitarie.
Billy aveva già dei precedenti penali; il ragazzo sembra confuso e spaventato e durante la perizia psicologica emergono dei fatti incredibili.
All’interno della sua mente vivono ben dieci personalità distinte che interagiscono tra loro, prendono decisioni e tengono al sicuro e lontano dalla coscienza Billy.
Commenti e critiche
Si tratta di una storia incredibile, molto più che straordinaria.
Nonostante avessi iniziato il libro ben consapevole del fatto che si trattasse di una storia vera, è stato molto complicato tenere a mente questo fatto.
La vita di Billy Milligan sembra uscita dalla penna di un visionario; se fosse in un romanzo, non risulterebbe realistica.
Superata la parte delle ventiquattro personalità che coabitano nello stesso corpo, però, si tratta pur sempre di una biografia di una persona realmente esistita.
Quindi ci sono molte parti che si ripetono, anni in cui gli avvenimenti non sono molto esaltanti, ma che vanno raccontati per far capire come si sia evoluta la persona e la sua storia.
Daniel Keyes ha deciso di partire dall’arresto, affrontare il processo, per poi andare a conoscere la sua infanzia e tornare agli anni successivi fino alla pubblicazione del libro.
Questo intreccio permette al lettore di avere un piccolo stacco tra la fine del processo e tutto ciò che succede successivamente: gli anni di reclusione che si susseguono un giorno molto simile all’altro e passando da uno psicologo all’altro.
Gli anni della sua infanzia e adolescenza: gli anni in cui le personalità si rendono conto di esistere e di non essere sole, sono tra i più interessanti in assoluto.
Il romanzo è lungo più di cinquecento pagine e iniziano a farsi sentire e l’ultima parte in cui, appunto, ci sono continue regressioni e passi avanti, inizia a diventare ripetitivo.
Il Disturbo Dissociativo di Identità è tra i disturbi più discussi nel mondo della psicologia, ma la maggior parte dei dottori che hanno avuto a che fare con Billy si sono convinti del fatto che il caso fosse reale.
Impossibile che fingesse di avere l’amnesia; impossibile che quell’accento slavo fosse finto.
Insomma, quasi ogni persona che aveva a che fare con lui, si convinceva del fatto di parlare con persone diverse.
Ciò che sconvolge maggiormente, però, è come i pregiudizi delle persone abbiano influenzato negativamente la sua guarigione.
Dopo anni in cui seguiva una terapia adeguata e che aveva portato a una fusione e un’integrazione delle personalità, è stato spostato in un istituto di massima sicurezza in cui lo psicologo non credeva al suo caso.
L’ambiente ostile e la terapia sbagliata lo hanno portato a una regressione drastica.
In conclusione
Una stanza piena di gente è tra i libri più incredibili che abbia mai letto.
La vita di Billy Milligan è stata un continuo susseguirsi di traumi, scambi tra le personalità e sbagli a cui nessuna di loro riusciva a porre rimedio perché nessuna aveva abbastanza controllo sulla coscienza.
Questa storia ti obbliga a vedere dove può arrivare la mente umana e a capire quanto la realtà possa essere più sconvolgente e spaventosa di qualsiasi film o romanzo possiamo inventare.
Di sicuro, se decidete di leggerlo, non ve ne pentirete e rimarrete a bocca aperta.
Regala molti spunti di riflessione interessanti, ne ho parlato in un video:
Potete leggere anche:
–Recensione: Tre Donne – Lisa Taddei
–Recensione: Venuto al Mondo
Per questa recensione vi saluto.
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Alle.

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