Recensione film: Glass
Paese di produzione: Stati Uniti
Durata: 128 minuti
Genere: thriller, fantascienza
Il 17 gennaio è uscito Glass, terzo e ultimo titolo di quella che si è rivelata essere una trilogia, composta da Unbreakable – Il predestinato, uscito nel 2000, e Split, che abbiamo visto nei cinema nel 2016. La pellicola è stata diretta e sceneggiata da M.Night Shyamalan, che ha lavorato anche ai due prequel.
In questo episodio finale vediamo incontrarsi i tre protagonisti dei due film precedenti, interpretati da Samuel L. Jackson, Bruce Willis e James McAvoy, rispettivamente Elijah Price, David Dunn e Kevin Wendell Crumb.
Nei panni della dottoressa Ellie Staple vediamo Sarah Paulson. Tornano anche Anya Taylor-Joy, Casey Cooke da Split, e, da Unbreakeble, Spencer Treat Clark, il piccolo Joseph Dunn e Charlayne Woodard, la madre di Elijah.
Trama
Sono passate tre settimane dagli avvenimenti di Split, da quando la ventiquattresima identità, che vive nel corpo di Kevin Wendell Crumb e che ha preso il nome di “La Bestia”, si era manifestata.
Le altre personalità che sostenevano quest’ultima si erano soprannominate “L’orda” e avevano continuato a rapire delle ragazze da portarle come tributo.
David Dunn, aiutato da suo figlio Joseph, dopo aver scoperto di essere praticamente indistruttibile, ha passato gli ultimi diciannove anni a sorvegliare le strade e prendendo i criminali che sfuggivano alle forze dell’ordine.
David ha sentito parlare dell’Orda e della Bestia, solo lui ha le capacità fisiche per tenere a bada quel mostro mezzo-animale, proprio come il protagonista di una storia a fumetti che incontra la sua nemesi.
Riesce a trovare “L’orda” e le cheerleader che aveva rapito, ma durante lo scontro vengono circondati dalla polizia che li porta in un ospedale psichiatrico. Lì è rinchiuso anche Elijah Price, o Mr. Glass, ovvero l’uomo che ha provocato molte tragedie con la speranza di trovare un “super-uomo” come quelli dei fumetti e che, alla fine, era riuscito a trovare e convincere David delle sue capacità, quasi vent’anni prima.
Compito della dottoressa Ellie Staple sarà quello di convincere i tre uomini che i loro poteri non sono reali, ma semplicemente dovuti a disturbi mentali, fisici, a capacità normali leggermente sopra la media e a una serie notevole di coincidenze…
Commenti e critiche
Devo ammettere che sono andata al cinema con una discreta dose d’ansia, in buona parte dovuta alla mia paura di vedere una storia estremamente esagerata o che volessero puntare tutto sulla spettacolarizzazione, senza avere in mente una trama precisa.
Sono contenta di poter dire che non è così. Questi supereroi rimangono sopra la media, ma non ci troviamo in un film sui super eroi, insomma.
Quando il film finisce, diventa palese che questo progetto era stato deciso e studiato per essere così fin dal primo film nel 2000, senza piegarsi alle “simpatie del pubblico”, elemento molto positivo.
Devo ammettere che per poco ho pensato che la personalità prevalente di Kevin fosse Edwick perché era piaciuto al pubblico, ma ritengo che questa scelta fosse stata già fatta prima di realizzare Split. Sono portata a pensarlo per via dei colori dell’abbigliamento di Edwick, ne parliamo fra un po’.
I tre attori scelti incarnano perfettamente i personaggi che vanno a interpretare. Rimango sempre sorpresa da come sia riuscito McAvoy a differenziare le varie personalità di Kevin.
Ho molto apprezzato come ognuno dei tre protagonisti sia stato associato ad un colore predominante, in quest’ultimo film diventa assolutamente palese, basta guardare anche la locandina.
Già dal primo film, però sono presenti questi riferimenti. Elijah, per esempio, vestito di viola (e arancione), mentre David aveva il suo poncho verde e molti altri indumenti o scene che mettevano in risalto questo colore.
In Split non avevo fatto particolarmente caso a questo elemento, i colori non sono stati così tanto calcati, come in Unbreakeble. Questa scelta è probabilmente data dalla necessità di differenziare le varie personalità di Kevin, piuttosto che assegnare un colore definitivo al personaggio.
In Glass, invece, Kevin viene contraddistinto dal giallo/arancione. Spesso della stessa tonalità che avevano i vestiti di Elijah nel primo film, fateci caso. Non è una coincidenza, secondo me. Ed è proprio per questo che credo che Edwick fosse già stato scelto come personalità principale da mostrare, perché lo hanno sempre vestito con degli indumenti di questa tonalità.
In più tutto il film è contraddistinto dal colore rosa/violetto, proprio a ricordarci che il vero protagonista è Elijah.
Il fatto di scegliere dei colori per i personaggi è un forte richiamo al mondo dei fumetti, opere che danno vita alla nostra storia.
La trama rimane molto lineare e sembra di arrivare al finale in pochissimo tempo. Avrei guardato volentieri anche un film più lungo che rendesse un po’ più complessa la storia, sinceramente, anche se, così com’è, non manca nulla.
Sebbene, quindi, il film mi sia piaciuto molto proprio per la cura che ho visto nei dettagli, non sono convinta per la direzione presa.
Sono molto combattuta perché, da un lato mi viene da pensare che questa possa essere la miglior scelta possibile e spiega anche tutti i comportamenti fastidiosi che ho notato nella dottoressa e anche quello che mi aveva lasciata perplessa alla fine di Split (considerate che io ho scoperto l’esistenza di Unbreakeble solo dopo aver visto Split).
Dall’altro, però, mi lascia un po’ titubante. Non so nemmeno io bene che cosa pensare. Non riesco a capire se avrei preferito altro o meno. Ditemi che cosa ne pensate, così magari arrivo ad una conclusione.
In conclusione
Nonostante questa sensazione strana che mi ha lasciato, il film, e la trilogia nel suo insieme, mi è piaciuta molto.
Curata nei dettagli fin dal principio. Secondo me è palese che il produttore aveva le idee ben chiare prima di iniziare a lavorare ad Unbreakeble ed è riuscito a collegare perfettamente i tre film, nonostante siano passati due decenni tra il primo e gli ultimi due.
Devo dire che, oggi come oggi, non è così scontato uscire soddisfatti dalla sala dopo aver visto il titolo finale di qualche saga.
Ho ancora moltissime cose da dire, come ad esempio che McAvoy ha evidentemente preso spunto dai numerosi anni in scena con Hugh Jackman, che interpretava Wolverine, per creare la Bestia, vero? Lo penso solo io?
Il resto delle riflessioni che mi sono venute in mente su questa serie, però, le farò in un video che, se tutto va bene, vedrete fra pochi giorni. Comunque vi metterò il link qui e potete andare a iscrivervi su Youtube se volete essere sicuri di non perderlo.
Per questa recensione è tutto, se lo avete visto, commentate, ditemi che cosa ne pensate e se vi è piaciuto o meno.
Vi rimanderei alla recensione di Split, ma evidentemente nel 2016 non ritenevo di avere niente da dire a proposito.
Condividete l’articolo se la pensate come me e seguitemi su Facebook o Instagram o sugli altri social che trovate sulla destra (o in alto).
Alle.

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