Parliamone: Perfetti sconosciuti
Oggi parleremo di un film italiano uscito nel 2016: Perfetti Sconosciuti. La pellicola è stata diretta da Paolo Genovese.
Si tratta di un film italiano e sono molto contenta del risultato visto che non fa venire da piangere come Il ragazzo invisibile o Bianca come il latte rossa come il sangue. A parte gli scherzi, secondo me, è tra i migliori film che siano stati prodotti nel nostro paese, ma questa non è una recensione.
Sul grande schermo vediamo Marco Giallini, Giuseppe Battiston, Anna Foglietta, Edoardo Leo, Valerio Mastrandrea, Alba Rohwacher e Kasia Smutniak
Trama
Sette amici si incontrano per una cena. Eva e Rocco, i padroni di casa, sono una coppia in crisi da qualche tempo, anche a causa del rapporto burrascoso di Eva con la figlia. Cosimo e Bianca si sono sposati da poco, quest’ultima è la nuova arrivata nel gruppo e si sente ancora sotto pressione per venire accettata dagli amici storici del marito. Per Lele e Carlotta, insieme da anni, la passione sembra essersi spenta e sono annoiati l’uno dall’altra. Peppe, invece, ha subito un divorzio ed è stato licenziato da poco e non riesce a trovare più una stabilità.
Durante la cena, la discussione va a posarsi sugli smartphone e su quanto possano nascondere al loro interno. I sette amici decidono di fare un gioco: posizionarli tutti sul tavolo e leggere ad alta voce tutto ciò che arriverà.
Parliamone
Oggi non siamo qui a parlare del film, che a me personalmente è piaciuto davvero tanto e che se fosse durato un’ora in più non avrei avuto problemi, tranne per il fatto che l’ho visto in una proiezione estiva all’aperto ed ero seduta per terra su uno scalino duro e molto basso.
Se ancora non lo avete visto, io ve lo consiglio, a meno che non siate persone che, come me, hanno come migliore amica l’ansia.
Qui, infatti, voglio parlare proprio dell’incredibile inquietudine che mi ha provocato questa storia. Prima di poter parlare con cognizione di causa, dobbiamo conoscere la storia più nel dettaglio.
Il gioco che propongono ha inizio, man mano che la serata va avanti escono fuori gli scheletri dagli armadi, dai meno problematici, ai più devastanti per le coppie e anche per l’amicizia tra i personaggi. Scopriamo ad esempio che Rocco sta andando da una terapeuta, all’insaputa della moglie, per cercare di far funzionare il loro matrimonio. Si scopre che Peppe è gay e che per questo ha perso il lavoro, che si vergognava a dirlo ai suoi amici, preoccupazione giustificata dalla reazione di Cosimo. Lele e Carlotta hanno “avventure” online, probabilmente dovute alla noia di una vita di coppia e familiare stressante e noiosa. Cosimo tradisce Bianca sia con una sua collega di lavoro, sia con Eva.
La situazione è molto più complicata di così, ma per il nostro discorso, possiamo accontentarci.
Tutte le coppie, quindi escono distrutte da quel gioco, ma questo non è il finale del film. Scopriamo, infatti, che niente di tutto quello che abbiamo visto è successo. Rocco, l’unico, oltre a Bianca, che non aveva niente di grave da nascondere si è opposto. Al contrario di Bianca, che è di una dolce ingenuità, Rocco era consapevole che c’erano molte cose sotto il tappeto, che non era il caso di scoprire quella sera.
Nel finale, vediamo i protagonisti tornare a casa nella stessa situazione in cui si trovavano a inizio serata. Nessuno ha scoperto niente, nessuno è stato male, ma nessuno ha nemmeno avuto la possibilità di cambiare la sua vita che, per un motivo o per un altro, non andava. Perché tutto ciò che è venuto fuori durante la cena, esiste, sta accadendo, solo che gli interessati non ne sono a conoscenza.
Ovviamente è vero che se non sai una cosa, questa non può ferirti e affrontare i problemi, la maggior parte delle volte, è difficile e ti fa star male. Ma senza saperlo, non possiamo decidere che cosa fare e decidere di cambiare in meglio la nostra vita.
Se ci si pensa la situazione è realistica. Estremamente concentrata e quindi esagerata, secondo me, ma se si prendono le singole coppie, tutto quello che vediamo può effettivamente accadere. Il punto è che, nelle relazioni (sane), non c’è modo per sapere tutto dell’altra persona se non quello di fidarsi di lei.
Quello che, però, mi ha fatto salire l’ansia è che non c’è veramente modo di sapere se il tuo partner sia sincero e che la tua fiducia sia ben riposta. Non si può sapere dove sia ventiquattro ore al giorno, non si può sapere tutto quello che il suo telefono contiene, nemmeno se ne hai libero accesso. Non è neanche salutare, per nessuno, non avere i propri spazi. L’unico modo per non diventare dei pazzi maniaci del controllo e che verranno lasciati nel giro di due giorni è fidarsi.
Se ci si pensa il concetto di fiducia è assurdo. Metti nelle mani di qualcun altro tutto quanto, senza avere nessuna garanzia. Voglio dire, voi lo comprereste un cellulare su un sito internet sconosciuto che non ti fa pagare con paypal e senza nemmeno una foto del suddetto telefono? No, ovviamente no. Vi potrebbe arrivare una bella scatola con un paio di sassi dentro e i vostri soldi non li rivedrete mai più, perché intanto il venditore è sparito.
Quando si decide di stare con una persona, è un po’ come ordinare quel telefono. Non conosci la persona, per quanto tu ci abbia passato del tempo insieme prima, non è davvero possibile conoscere qualcuno. Devi pagare, nel senso di investire te stesso e il tuo tempo e le tue energie in quella relazione. E nessuno ti garantisce che ne possa valere davvero la pena. Saranno dei sassi o un iphone? Non lo puoi sapere in anticipo. Ti devi fidare.
Sono ragionamenti piuttosto semplici, in realtà, forse non ci voleva un film, ma vedere Perfetti Sconosciuti e soprattutto il finale mi ha paralizzato.
Non sappiamo niente e potremmo non saperlo mai e trovarci in una situazione orribile senza poter far niente per evitarlo, perché non c’era niente che potessimo fare. Abbiamo fatto tutto giusto, eppure, abbiamo sbagliato.
Decidere di impegnarsi con qualcuno è come mettersi una benda sugli occhi e decidere di attraversare la strada, nell’ora di punta. E non c’è modo di impegnarsi in un rapporto sano e profondo, senza andare alla cieca in mezzo a innumerevoli pericoli.
Ma ci rende felici, se va tutto… se va abbastanza bene e non possiamo rinunciare a questa possibilità per paura di soffrire o di essere all’oscuro di qualcosa o di non avere il controllo.
Potrei continuare per ore a scrivere, ma si tratterebbe soltanto di ripetere lo stesso concetto con altre parole.
Ditemi cosa ne pensate, se ho fatto venire l’ansia anche a voi o se avete visto il film e le vostre riflessioni sono completamente diverse dalle mie.
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Alle.
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