Recensione: Darkest minds di Alexandra Bracken
Casa Editrice: Sperling & Kupfer
Anno di Pubblicazione: 2018
Genere: distopico
Numero di pagine: 360
Dove trovarlo: Amazon, Feltrinelli
Il romanzo di Alexandra Bracken è stato pubblicato in lingua originale nel 2012, ma è giunto in italiamo solamente quest’anno, in concomitanza con la trasposizione al cinema ad agosto del 2018.
Darkest minds è il primo titolto di una saga composta da quattro romanzi. I successivi volumi sono Never Fade, In the Afterlight e Throught the Dark, ancora inediti in italia.
Trama
Ho ripreso la trama che ho usato anche per il film, perché di base è uguale.
Una misteriosa malattia sta uccidendo la maggior parte dei bambini e quelli sopravvissuti non sono in salvo. Sono cambiati e presentano strani sintomi incontrollabili e vengono rinchiusi in campi per essere riabilitati.
La notte del suo decimo compleanno, Ruby fa qualcosa ai suoi genitori che la mattina dopo non riescono più a ricordarsi di lei. Viene portata a Thurmond un campo del governo. Alcuni sintomi sono più rari, ma anche più pericolosi e Ruby è proprio in questo gruppo. Riesce a nascondere la sua condizione pericolosa per sei anni, ma qualcuno l’ha scoperta ed è costretta a scappare…
Commenti e critiche
Non ci girerò intorno, Darkest Minds non mi è piaciuto. È ancora presto per giudicare l’intera opera, però dopo aver letto il primo romanzo, non sono invogliata a proseguire subito con gli altri.
La trama è carina, incuriosisce, seppur alla fine sono più o meno sempre gli stessi topos di questo genere che vengono rigirati, mescolati e messi insieme.
Il problema è che la qualità della narrazione è piuttosto scarsa e anche noiosa. Non sono riuscita né a immedesimarmi, ma questo è un problema mio, perché ho superato l’età, ma non sono nemmeno riuscita a empatizzare coi personaggi o affezionarmi a loro.
Tutte le scene d’azione che sono presenti nel libro, a causa della scrittura, non sono minimamente comprensibili. Se andate a vedere nelle Differenze ve ne ho raccontate alcune al meglio che potevo, ma spesso non ho capito come fossero disposti i personaggi e come si siano svolte.
Non so bene se è colpa della traduzione o propriamente della scrittura, ma ci sono frasi in cui il soggetto è collegato male al verbo e sembra che il personaggio stia facendo azioni ambigue o strane.
La narrazione è in prima persona e ci viene raccontata da Ruby, ovviamente. Capita spesso che perda i sensi, oppure dica qualcosa senza pensarci o cada senza rendersene conto finché non ha toccato terra.
Situazioni che possono capitare, ma viene scritto con delle frasi bruttissime o inutili. Una volta in cui non sviene dice che cade e specifica di non perdere i sensi, per esempio. Si tratta di un dettaglio inutile e ovvio, visto che a raccontarci la storia è lei e se fosse svenuta si sarebbe interrotto il testo. È una frase che blocca una scena di “combattimento” che sarebbe dovuta essere molto veloce e accattivante.
Vi metto una citazione anche di quando non si rende conto di qualcosa:
Sentii un urlo, e non mi accorsi che proveniva da me finché la testa di quel mostro nero di girò verso di noi.
oppure
Non mi accorsi di essere scivolata, quando avvenne.
Urlare senza rendersene conto può succedere, ma quando emetti il suono te ne rendi conto, a meno che tu non sia sotto uno shock molto grande. Non è il nostro caso, ve lo assicuro. Non stava succedendo niente di eclatante per lei in prima persona, al massimo poteva emettere un urletto stridulo di sorpresa, ma niente di che.
Idem per la seconda frase, in realtà è plausibile, può succedere… ma scritto in quel modo è orribile. Sarebbe molto più carino un: “Mi ritrovai per terra, ero scivolata senza nemmeno rendermene conto”.
Mancano molte spiegazioni, i Verdi e i Rossi in questo romanzo sono i grandi esclusi. Sappiamo che esistono e a grandi linee che cosa sanno fare, ma non li vediamo praticamente mai. I Verdi ci sono giusto come comparse al campo e a East River, ma non fanno niente.
Probabilmente verranno presentati personaggi facenti parti di questi gruppi nei prossimi capitoli della saga, vedremo.
Le spiegazioni maggiori che abbiamo ci vengono raccontate direttamente nei dialoghi. In più verso la fine, dovevano farci sapere che cosa avesse fatto Slip Kid e non ha trovato modo migliore che farlo parlare da solo come un idiota davanti a Ruby. A questo punto sarebbe stato meglio il solito monologo.
A metà del libro Ruby si rivolge direttamente ai lettori, quando non era mai successo prima. Se vuoi far interagire direttamente il protagonista coi lettori e rompere la quarta parete, o lo fai dalle prime pagine e poi continui, oppure non lo fai. Non è che ci butti una frase una tantum in mezzo al romanzo.
Ruby è una ragazza di sedici anni che dall’età di dieci non frequenta la scuola, non ha mai avuto la possibilità di leggere nessun tipo di libro o studiare. Non si può sbagliare congiuntivi nella prosa, perché diventerebbe insostenibile e, soprattutto brutto, ma non è normale che usi termini ricercati. Tanto più che il registro usato è molto semplice e diretto.
Molti capitoli si concludono con Ruby che sviene o si addormenta, per riprendere con il suo risveglio. Non si tratta della maggior parte dei capitoli, ma abbastanza da essere notati. Hanno riportato questa modalità anche nel film per i cambi scena. Mi chiedo: non c’erano modi migliori per passare da un capitolo all’altro?
Superata la metà, in effetti, ci sono dei capitoli che vorrebbero terminare con un cliffhanger, ma sono talmente banali che non fanno presa.
Ci sono scene in cui compaiono oggetti che non erano stati neanche nominati. Altre cose non hanno minimamente senso, come Ruby, a un certo punto, che dice di essere calmissima dentro, ma fuori aveva il fiatone. Avrai corso, ma perché me lo devi dire? Un conto è sembrare calma, quando in realtà dentro stai morendo, un altro è il contrario… inutile. Ruby sente in continuazione il battito del suo cuore, a volte addirittura quello degli altri, nemmeno avesse addosso uno stetoscopio. Anche quando intorno c’è moltissimo rumore e lei non è particolarmente agitata… ma il realismo?
L’unico suono più forte del Rumore Bianco, della radio, delle urla di Ciccio era quello del cuore di Liam.
Metafore imbarazzanti, bruttissime e che soprattutto non hanno senso.
Tipo questa di quando Ruby e Liam vengono spinti a terra dai poteri dei Blu:
Abbassai lo sguardo, aspettandomi di vedere una scintilla accendersi sul vestito ridicolo che Zu mi aveva regalato, poi caddi, e Liam cadde addosso a me. Stesi, come se fossimo due margheritine sbucate tra le crepe delle piastrelle.
Ma che problemi hai, Ruby?
Tutti questi elementi mi danno l’impressione proprio di una carenza a livello di scrittura, che in molti momenti non sapesse come fare.
In conclusione
Vi vorrei fare altri esempi, ma la maggior parte dei quali sarebbero molto lunghi.
In breve, seppur la storia è carina, la scrittura ha una qualità piuttosto scarsa e non riesce a catturare il lettore. I pochi punti in cui si dovrebbe rimanere col fiato sospeso, vengono sprecati perché è palese come andrà avanti, oppure si ha talmente poco trasporto che non ci si dà nemmeno molto peso.
Personalmente, per leggere i futuri libri attenderò i film se e quando usciranno, ma non sono assolutamente invogliata a proseguire nella sola lettura.
Potete leggere anche:
–Dal libro al film: Darkest Minds
–Recensione: Darkest Minds (film)
-Curiosità: Darkest Minds (in arrivo venerdì 23 settembre).
Per questa recensione è tutto, se lo avete letto commentate e ditemi che cosa ne pensate, condividete e seguitemi su Facebook o Instagram o sugli altri social che trovate sulla destra (o in alto).
Alle.
Se siete interessati a comprare il libro, e supportare il blog, potete trovare i link di affiliazione qui sotto:

Darkest Minds; Alexandra Bracken – Amazon, Feltrinelli