Recensione film: Tuo, Simon
Paese di produzione: Stati Uniti
Distribuzione: 20th Century Fox
Anno: 2018
Durata: 110 minuti
Genere: teen comedy
Tuo, Simon, Love, Simon, in lingua originale, è l’adattamento cinematografico del romanzo di Becky Albertalli, Non so chi sei, ma io sono qui (che in realtà ha tutt’altro titolo in inglese, lo vedremo nella recensione).
Il film è stato diretto da Greg Berlanti e sceneggiato da Elizabeth Berger e Isaac Aptaker. A interpretare Simon troviamo Nick Robinson, che conosciamo per Noi siamo tutto o il primo Jurassic World. Nel cast troviamo anche Katherine Langford e Miles Heizer, rispettivamente Hannah e Alex da Tredici.
Trama
Simon è un ragazzo di diciassette anni, la sua vita all’ultimo anno di liceo si svolge tranquillamente tra amici, lezioni e corsi extrascolastici.
Simon, però, nasconde un segreto: è gay.
Non lo ha mai detto a nessuno, tranne a un ragazzo, Blue, con cui si scambia delle email. Sanno che frequentano la stessa scuola, ma le loro rispettive identità rimangono sconosciute. I due si trovano nella stessa situazione, nemmeno Blue ha ancora fatto coming out e questa amicizia permette a entrambi di essere loro stessi senza timore.
Martin, un compagno di scuola, scopre il suo segreto e le sue mail, così lo ricatta minacciandolo di pubblicare gli screenshot a meno che Simon non lo avesse aiutato a conquistare la sua amica Abby…
Commenti e critiche
Inizio dal dire che con questo tipo di film ho un atteggiamento ambivalente. Non sono mai convinta di volerli guardare, poi alla fine mi piacciono tanto, anche se sono molto simili l’uno all’altro e ormai sono fuori target.
In ogni caso che cosa penso di Tuo, Simon? Avete potuto immaginare che mi è piaciuto.
Si tratta di una commedia americana per ragazzi, tratto da uno young adult (che sto leggendo, ne parleremo fra qualche giorno), non c’è da aspettarsi un premio oscar, ovviamente.
È un film leggero e molto divertente, anche se tratta di tematiche importanti. Simon è gay, ma non è questo il problema, vive il suo orientamento abbastanza bene, anche se, per il momento, non aveva voluto condividerlo con nessuno a parte Blue.
Il tema centrale, infatti, è proprio il coming out, che Simon non vuole fare, per il momento, per varie motivazioni. Si parla anche dell’ingiustizia, da un certo punto di vista, del doverlo fare solo se si è omosessuali e ironizza, in una scena molto simpatica, che questo “problema” dovrebbe riguardare anche gli etero.
Mi è sembrato che questo punto di vista spesso non sia sottolineato, però è vero. Si dà sempre per scontato che una persona sia etero, fino a prova contraria, e questa inferenza non ha il minimo senso. Sbagliamo anche a pensare che qualcuno sia omosessuale solo perché esce con una persona del suo stesso sesso, quando, invece, l’unica cosa che veramente sappiamo a quel punto è che quella persone non è etero. Ma da questo a essere omosessuale ce ne passa. Questo è un discorso di etichettare qualcuno dall’esterno, qui, invece parliamo della visione di sé stessi, in questo caso di come Simon si percepisce.
Simon viene obbligato a mostrare a tutti questa parte di sé da Martin e, giustamente, vive questa situazione come una violenza ed è importante mettere in evidenza il fatto che si tratta di una vera e propria violenza psicologica. È la persona l’unica che ha il diritto di decidere che cosa dire di sé stessa agli altri e dobbiamo ricordarcelo anche nella realtà.
Ci sono palesissimi richiami a Tredici, come la scena in cui Hannah… scusate Leah e Simon sono sdraiati uno accanto all’altra. Per un secondo pensavo di aver sbagliato visione, non so.
In più la personalità di Leah è stata completamente cambiata rispetto al romanzo ed è identica a quella di Hannah Baker. Non sono molto d’accordo con questo cambiamento, perché Leah era un personaggio diverso da quello che siamo abituati a vedere in ruoli principali in film americani. È una ragazza po’ nerd, per così dire (lo vedremo), e sarebbe stato interessante mantenerla tale, soprattutto quando non sarebbe stata la sfigata di turno, ma una dei protagonisti.
Questa tipologia di cambiamento è stata fatta anche per Nick. Molte delle sue caratteristiche da “intellettuale-sfigato” sono passate a Martin, che qui è il personaggio negativo in questa storia.
Pensando a Cal (il nostro Alex) io l’ho riconosciuto di più in questo film che nella seconda stagione di Tredici, fate un po’ voi.
Sempre pensando a Tredici, ho apprezzato che in questa scuola vediamo una professoressa che agisce contro chi fa bullismo, ma soprattutto fa qualcosa di concreto e che ha degli effetti. Anche il preside ci prova, i risultati sono discutibili, ma meglio di niente.
Il finale non mi è piaciuto molto, non voglio rovinarvi niente, se ancora non avete visto il film, ma l’ho trovato piuttosto inquietante. In pratica tutta la scuola si immischia negli affari privati di Simon e si mette a “fare il tifo”. Imbarazzante, non è mica uno reality show, è un ragazzo come chiunque altro, un po’ di privacy?
In conclusione
Non l’ho trovato estremamente originale. È un film per ragazzi piuttosto “basic”, ha come protagonista un ragazzo gay, ma anche questo non è poi così originale oggi. Il che è un bene, in realtà, perché più vediamo variabilità sullo schermo, più ci abituiamo e più è facile che non mettiamo in atto atteggiamenti discriminatori e/o pregiudiziali.
Per questo motivo ho trovato positivo il fatto che Simon sia rappresentato come un ragazzo piuttosto normale, anche banale a tratti, come tutti gli altri, piuttosto che un gay stereotipato. Non che sia un male essere gay e corrispondere agli stereotipi, ma i personaggi sono inventati, quindi cerchiamo di non crearli tramite la ricettina piena di luoghi comuni.
In una frase: Tuo, Simon è un film carino, leggero e molto attuale. Sto leggendo il libro e devo dire che per ora il film mi sembra più interessante.
Tutto quello che avevo da dire su questo film, l’ho detto, se lo avete visto ditemi cosa ne pensate.
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Alle.
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