Introduzione
Noi siamo infinito è un romanzo epistolare uscito nel 1999 di Stephen Chbosky. In Italia è uscito per la prima volta nel 2006, intitolato Ragazzo da parete, che riprende più fedelmente il titolo originale dell’opera, ovvero: The perks of being a wallflowers. Quest’ultima parola si può tradurre con l’espressione “fare da tappezzeria”, quindi il titolo letteralmente sarebbe “I vantaggi di fare da tappezzeria”.
Non perdiamoci in chiacchiere: il titolo è stato ritradotto in Noi siamo infinito, mantenendo come sottotitolo Ragazzo da parete, quando l’opera è stata ripubblicata in Italia, dopo l’uscita del film, nel 2012.
Il protagonista, Charlie, è stato interpretato da Logan Lerman, conosciuto sicuramente per aver dato via a Percy Jackson. La parte di Sam, invece, è stata data ad Emma Watson, mentre Ezra Miller ha recitato nei panni di Patrick (che è il mio personaggio preferito di questa opera).
Il suddetto film è stato diretto e sceneggiato dallo stesso scrittore e questo è anche il motivo per cui sto scrivendo un unico articolo in cui parlerò sia del romanzo che della trasposizione cinematografica.
Il libro ha suscitato non poche critiche a causa delle tematiche delicate che tratta, infatti in questa storia si può trovare qualsiasi argomento scottante che vi possiate immaginare: sesso, droga, malattie mentali, omosessualità, isolamento, violenza domestica. C’è tutto in poco più di trecento pagine.
Trama
Charlie sta per iniziare il suo primo anno di liceo, è molto preoccupato di ritrovarsi da solo e isolato dopo aver perso il suo migliore amico pochi mesi prima. Decide, così, di scrivere ad uno sconosciuto, chiedendogli di non cercare di scoprire chi lui sia, e inizia a raccontargli della sua vita, delle lezioni, della sua famiglia, di quello che gli capita attorno e di come si sente.
Le lettere sono distribuite per tutto l’anno scolastico, dall’agosto del 1991 all’agosto successivo. Conosciamo della storia solo quello che Charlie ha deciso o doveva assolutamente raccontare a quella persona sconosciuta.
Commenti e critiche
Iniziando a leggere il libro mi sono accorta subito di quanto fosse simile al libro, non tanto per che cosa raccontava, perché quello per forza di cose deve cambiare, come dico sempre, per ridurre più di trecento pagine scritte, in un’ora e mezza di pellicola. Il modo di raccontare, però, è uguale, non mi ha stupito, infatti, scoprire che lo scrittore ha anche creato il film. Anche se questo rende ancora più strano ai miei occhi alcuni cambiamenti che ha voluto fare: ne parlerò nell’articolo Dal libro al film: Noi siamo infinito.
In ogni caso questa storia non mi è piaciuta, all’inizio, soprattutto quando ho riguardato il film poche settimane fa, mi è sembrata interessante, però, man mano che la storia va avanti, soprattutto nel libro che è più denso, c’è qualcosa che non riesce a convincermi. A volte mi sono trovata a pensare che sia troppo, ci siano troppe cose trattate in così poco tempo e, ok, forse può davvero succedere, ma in un singolo romanzo mi è sembrata un’accozzaglia di roba che appesantisce eccessivamente.
Soprattutto il punto di vista che Chbosky ha, oppure che ha usato per questo romanzo, mi sembra troppo deterministico. Ogni singolo personaggio mi è sembrato che fosse stato costruito in modo che: se gli è successo A allora sarà B. Punto e basta.
Invece non è così, o almeno non è sempre così, non per tutti, ci sono tantissimi modi in cui la vita di una persona può andare dopo che gli è successo un dato avvenimento, non solo da A a B, c’è l’intero alfabeto da tirare in ballo, senza contare i numeri e gli alfabeti delle altre lingue.
Un’altra cosa che mi ha infastidito è che a moltissime persone non imparentate tra loro, in questo romanzo, sono successe praticamente le stesse cose, voglio dire: quante probabilità ci sono? Ovviamente nel mondo ci sarà il Charlie della situazione, così incasinato e con persone intorno a lui così incasinate, ma in un romanzo sembra molto artificiale, quasi come la famiglia perfetta del Mulino Bianco.
Soprattutto per quanto riguarda il libro, mi è sembrato di non poter conoscere nessuno degli altri personaggi, oltre Charlie. Sono solo abbozzati, non riesco a dargli un vero e proprio “corpo”. Sono descritti davvero poco, questo è ovvio, trattandosi di lettere, però influisce sulla rappresentazione mentale che uno si fa. Nel film questo diventa un po’ più semplice perché si possono vedere gli attori, il linguaggio del corpo, quindi diventa più reale, ma nel libro non puoi farlo e Charlie non ti aiuta.
Charlie ha quindici/sedici anni durante lo svolgersi della trama, ma giuro che a me sembra un ragazzino più piccolo, al massimo di dodici anni.
Sto cercando qualche cosa positiva da dire, perché alla fine dei conti il film l’ho guardato, e il libro l’ho letto abbastanza volentieri, quindi non è bocciato completamente. Solo che continua a non convincermi e non trovo qualcosa che sia veramente positivo. Tranne gli attori che hanno scelto! Quelli sono fantastici, cavolo!
Quindi non mi sento né di promuoverli, né di bocciarli, rimango a metà senza riuscire ad esprimere un vero e proprio giudizio in merito, se cambierò idea ve lo farò sapere!
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Se volete farvi una vostra idea potete trovare il film qui, se invece avete voglia di affondare nelle pagine di questo romanzo potete trovarlo con questo link
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Per queste recensioni è tutto,
Alle