Introduzione
Fallen è un film del 2016, diretto da Scott Hicks e tratto dall’omonimo romanzo, del 2009, di Lauren Kate, è uscito in italia il 26 gennaio del 2016.
I due protagonisti principali, Lucinda e Daniel sono interpretati rispettivamente da Addison Timlin e Jeremy Irvine.
Trama
In seguito ad uno strano incidente, Lucinda Price viene mandata da un giudice al riformatorio Sword & Cross; la ragazza ha delle visioni, che chiama “ombre”, ma si ostina a non voler prendere le sue medicine; anche se questo la costringe a rimanere all’istituto, preferisce rimanere sé stessa.
Lì incontra molti ragazzi, in particolare uno, Daniel, che le sembra di aver già visto e con il quale si sente inspiegabilmente legata, come se in qualche modo facesse parte del suo passato. Da quando è arrivata al riformatorio le sue Ombre sembrano aumentate, soprattutto quando si trova di fronte a Daniel, ma non riesce a capirne il motivo. Un altro ragazzo sembra interessato a lei, Cameron, i due iniziano a passare un po’ di tempo insieme e questo le dice che può darle le risposte che sta cercando.
Commenti e critiche
Non so da dove iniziare, davvero. Non ho ancora letto il romanzo, ma credo che la maggior parte dei problemi di questo film derivino proprio da lì. È pieno zeppo di incongruenze e di insensatezze che fanno paura.
La scuola-riformatorio è il nucleo principale al quale ruota attorno tutto. Quella struttura così organizzata è, a dir poco, inutile. Appena arrivi ti tolgono anche le mutande, a momenti, e poi i ragazzi possono andarsene da soli in piscina, a fare un falò nel bosco a spasso in motocicletta? Seriamente?
A parte che non sarebbe normale nemmeno in un istituto per ragazzi senza problemi, ma è assolutamente ridicola una cosa di questo tipo in un luogo per persone con vari tipi di difficoltà e problemi psicologici!
Ma anche se fosse stato controllato, che senso avrebbe tenerli lì per anni, completamente isolati dal mondo reale? Di solito, da quel che mi hanno insegnato, si cerca di reinserire nella società persone problematiche, cercando di insegnarle a gestire i loro disagi e a condurre una vita “normale”, non di tenerle rinchiuse per anni, l’amica di Lucinda, Penn, dice di essere lì da sei anni!
Capisco che non è su questo che si concentra la storia, ma credo che lo sfondo dovrebbe essere per lo meno realistico, invece è lì giusto perché non si poteva ambientare una trama nel nulla assoluto.
So che il romanzo è per ragazzine, e quindi se dai loro un po’ di amore, non perdono tempo a guardare i dettagli (alcune per lo meno), però, credo, che quando si scriva qualcosa non si debba puntare solo ad un determinato tipo di pubblico così limitato, soprattutto perché quello che ne risente maggiormente è proprio il romanzo. Secondo me si dovrebbe cercare di creare una bella storia che possano apprezzare tutti.
Sono una sostenitrice del fatto che bisognerebbe dividere i libri in fasce d’età per la difficoltà linguistica e il modo di trattare determinati temi, piuttosto che per la trama.
Un’altra cosa che mi ha dato assolutamente ai nervi: Lucinda e la sua amica Penn, capiscono che c’è qualcosa di strano in quel gruppo di ragazzi che stanno sempre insieme, e che poi si scopre essere tutti angeli, perché le loro cartelle, in cui dovrebbero esserci i loro dati personali, sono vuote. Ora, come avrebbero fatto ad ammetterli se nelle loro cartelle non c’è assolutamente nulla? Non ha senso! Vivono da migliaia di anni, dovrebbero cercare di passare inosservati, invece così, a parte che non lo fanno, ma poi non potrebbero essere inseriti in nessuna scuola, istituto o quel che è, senza documenti di vario tipo.
Questa storia poi è di una banalità assoluta, ci troviamo sempre una ragazza e un ragazzo immortale che si amano, ma non devono, e poi c’è il terzo in comodo; lei rischia la vita, i due si scontrano tra di loro per salvarla e blablabla. Già visto e rivisto, soprattutto perché negli anni in cui è stato pubblicato il romanzo era la norma, pensiamo a Bella, Edward e Jacob di Twilight, Elena, Stephan e Damon, ne Il diario del vampiro… in quegli anni spopolavano questo genere di storie.
Non c’è niente di male a riportare degli archetipi, o delle tipologie di storie non pienamente originali, ma poi la devi rendere interessanti, intriganti, devi renderle speciali nella loro banalità, mi ci devi far appassionare e mi devi far affezionare ai personaggi. Nel film non succede, anzi, personalmente, verso la fine ho già iniziato ad odiare la protagonista, pregando per la sua morte, in maniera molto dolorosa.
Senza contare che non succede niente fino alla fine e poi hanno infilato a forza tutto il casino negli ultimi dieci minuti e non si ha nemmeno il tempo di rendersi conto del perché stiano succedendo determinate cose.
E tu sei lì tipo: “Ma che cacchio stanno dicendo?”.
Potevano dedicare una decina di minuti in più al finale, per farti trasportare davvero dagli ultimi avvenimenti e invece no. Un’ora e venti di nulla e poi dieci minuti in cui devi capire tutto e basta.
Senza contare la stupidità a tratti dei personaggi, nemmeno negli horror quando la tipa di turno va in cantina, in pigiama , al buio, si sfiorano certi livelli a cui si è arrivati.
Quindi se siete ancora in tempo, risparmiate i soldi del biglietto, ci sono tanti film che meritano in questo periodo al cinema, se invece avete già dato, beh mi dispiace. Se vi è piaciuto, sarò contenta di conoscere le vostre motivazioni, con la speranza di avere un altro punto di vista che addolcisca la mia posizione.
Spero inoltre che la lettura del romanzo, solo il primo, per ora, salvi un po’ la situazione.
Alla prossima recensione,
Alle.